Endometriosi:cos’è e come si cura?
L’endometriosi è una malattia cronica della donna, a sviluppo progressivo, determinata da cellule di una parte dell’utero (endometrio) che si riproducono al di fuori di questo, invadendo altre zone; le più soggette ad interessamento sono quelle pelviche (vagina, ovaie, tube, peritoneo) e, più raramente, altri tessuti e organi quali: l’ombelico, l’appendice, i polmoni, ecc.
I tessuti colpiti dalla patologia si infiammano e producono dolore, particolarmente durante il ciclo mestruale (che risulta molto spesso abbondante) o in occasione di rapporti sessuali che, a volte, sono seguiti da sanguinamento; l’infertilità è una possibile conseguenza della cronicizzazione.
Ne sono affette principalmente le donne in età fertile anche se, sporadicamente, la malattia può proseguire anche dopo la menopausa; a volte, le cure ormonali date per contrastare i sintomi del climaterio, contribuiscono alla prosecuzione dell’endometriosi. La presenza della patologia è indipendente dall’aver avuto o meno gravidanze, dalla razza e dalle condizioni di vita; sembra però che lo sviluppo della disfunzione, già esistente prima di una gravidanza, venga accresciuto al termine dei nove mesi.
Ma quali sono i sintomi?
Un forte dolore mestruale, superiore alla media e, ulteriori dolori nelle diverse fasi del ciclo, possono rappresentare il prologo della malattia che si manifesterà in seguito, attraverso un’intensa e duratura sofferenza pelvica (dolore cronico). Frequente, da parte delle donne, è la sottovalutazione dei sintomi e il mancato riconoscimento dell’anomalia dei dolori; a ciò consegue una crescita del processo infiammatorio con probabile infertilità e una diagnosi ritardata.
E’ essenziale, prima di tutto, fare una visita ginecologica con esplorazione, per individuare eventuali lesioni profonde non rilevabili con le immagini radiologiche, seguita da esami ematici di laboratorio in genere consigliati dallo specialista che, potrà avvalersi anche di ecografia o risonanza magnetica, secondo sue valutazioni di opportunità.
Le vie percorribili per curare l’endometriosi sono due: il trattamento medico e quello chirurgico. Il primo prevede l’utilizzo di farmaci che interrompono, nell’organismo femminile, la produzione di ormoni ovarici, inducendo una menopausa transitoria o, in alternativa, pur con qualche effetto collaterale (aumento di peso, affaticamento, ritenzione di liquidi), un farmaco derivato da ormone maschile, non in grado di curare la patologia ma solo di fermarne l’evoluzione.
Unicamente allo scopo di attenuare i dolori, possono essere anche prescritte pillole contraccettive a basso dosaggio, sugli effetti delle quali non si hanno, però, ancora certezze.
La terapia chirurgica, eseguita in laparoscopia, elimina invece direttamente tutti i focolai infettivi o aderenze, mirando a conservare il più possibile l’apparato genitale; l’asportazione di tali focolai può avvenire attraverso l’uso del laser, del calore o tramite incisione ed è possibile ripeterla più volte, fino alla completa rimozione delle aderenze. Solo in casi estremamente gravi è necessario ricorrere all’asportazione di ovaie e tube.
Studi specifici hanno dimostrato, ad oggi, che l’intervento chirurgico con l’asportazione totale dei focolai infettivi, produce migliori risultati rispetto al trattamento medico, sia sotto l’aspetto legato alla riduzione del dolore che sotto quello atto ad evitare l’infertilità.
(Photo Credits: greenstyle.it)
(Photo Credits: salute.pourfemme.it)
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