Ictus: come riconoscerne i primi segnali?
L’ictus, detto anche ‘colpo apoplettico’, è un evento patologico acuto che colpisce il sistema cardiocircolatorio cerebrale. Secondo una definizione più precisa, fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ictus è un coma temporaneo – globale o localizzato – che colpisce all’improvviso le funzioni cerebrali, dovuto a un deficit improvviso del sistema cardiovascolare.
L’insorgenza dell’ictus richiede una immediata diagnosi e un intervento tempestivo per via delle gravissime conseguenze che potrebbe comportare, tra le quali anche morte o disabilità permanenti.
Le cause dell’insorgenza dell’ictus sono molte, alcune delle quali ancora ignote. Alcuni fattori di rischio sono riconducibili a patologie del sistema cardiovascolare, come l’ipertensione, alcune cardiopatie o il diabete mellito. Esistono anche fattori di rischio legati all’età anagrafica e alle abitudini di vita, come la sedentarietà, l’uso eccessivo di alcol o il tabagismo. In ogni caso, il rischio di colpo apoplettico esiste per entrambi i sessi, e nonostante l’incidenza maggiore si riscontri negli uomini che abbiano superato i cinquant’anni, il pericolo di ictus è presente anche per le donne della stessa età e, in casi più rari, anche nei bambini.
Risulta evidente, data la gravità dell’episodio patologico, capire quali siano i segnali che preannunciano l’insorgere dell’ictus per poterlo diagnosticare tempestivamente. Il colpo apoplettico si manifesta, nella maggior parte dei casi, con l’improvvisa disfunzionalità di una metà del corpo (quella governata dalla parte del cervello colpita dall’ictus). Sarà possibile il verificarsi, quindi, di episodi di emiparesi, formicolii agli arti e alla faccia, difficoltà ad articolare correttamente le parole, disturbi al campo visivo.
Quando l’episodio sia associato a emorragia cerebrale particolarmente grave, il colpo apoplettico provoca un improvviso e violento picco di emicrania. Infine non sono rari sintomi quali vertigini e difficoltà a mantenere l’equilibrio. Saper riconoscere velocemente questi sintomi permetterà una diagnosi rapida dell’ictus e un trattamento adeguato dello stesso, spesso costituendo la differenza tra la vita e la morte.
Attualmente, i progressi della scienza medica e una maggiore educazione alla prevenzione e alla diagnosi tempestiva hanno permesso un aumento considerevole dei casi in cui l’ictus viene superato. Emerge, quindi, l’esigenza di affrontare con migliori strumenti il periodo di recupero che segue questo genere di episodi patologici acuti, che sono spesso associati a conseguenze invalidanti e protratte nel tempo.
Recenti studi condotti negli Stati Uniti dal Wake Forest Baptist Center, hanno evidenziato come la vita di un soggetto sopravvissuto a ictus sia affetta da conseguenze peggiori quando il paziente sia di sesso femminile. Sui quasi 1400 pazienti di entrambi i sessi presi in esame (di età compresa tra i 55 e i 77 anni), quelli di sesso femminile hanno mostrato maggiore difficoltà di ripresa durante l’anno successivo all’episodio di ictus.
Nelle donne, infatti, il recupero delle capacità motorie risulta più lento e difficoltoso, oltre a essere associato ad ansia e a dolore più intenso e persistente. Accanto a una efficace prevenzione, quindi, che miri a migliorare le abitudini di vita e a ridurre i rischi di incorrere in ictus, un particolare riguardo dovrebbe essere rivolto alle donne durante tutta la fase di recupero, al fine di migliorare la qualità della vita post-trauma.
(Photo Credits: Google Images)
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